Dentro, di Michela Gusmeroli

Lo guardo e penso: com’è cambiato. Quanto stavamo meglio nella nostra giovinezza. Comunque già vecchia, quando ci incontrammo. Non me stessa, la mia vita, per molte ragioni, che allora ci separavano. A differenza di lui, infatti, avevo più esperienze precedenti al nostro incontro, momenti speciali, perché non dipende da cosa si è fatto, piuttosto da chi si è incontrato. Non fuori, soprattutto dentro. Io dovevo essere proprio predisposta al dentro, a cercare lì la mia ricchezza. L’ho costruita poco a poco, anche per merito suo, perché lui non si è mai intromesso a frenare la mia natura. Non so come definirla: femminile andava bene quando non c’era ancora questo rimbombo mediatico, questa corsa del mercato a voler sfruttare, succhiare pure l’anima. Noi cerchiamo di non farci prendere da seduzioni stupide, bisogni eterodiretti. Manteniamo un profilo basso, che significa essenziale, anche se lui è meno rigoroso di me. Non ricordo come fosse una volta. Non riesco più a rintracciare davvero i suoi modi, i gesti minuti, legati alla vita concreta di tutti i giorni. Come si muoveva, come trattava se stesso e gli oggetti, nella nostra casa modesta.
Avevamo una sola stanza, mentre adesso io ho la mia e lui la sua. Una conquista, perché il dentro ha bisogno di spazio, anche se non si vede, sembra inesistente.
Rispetto alla nostra giovinezza abbiamo fatto un grande passo avanti, in questo. Il suo dentro, però, non lo conosco. Lui non ne parla mai, se non in qualche attimo che assomiglia a un approdo, dopo tanto vagare, girare in solitaria. Un piccolo approdo che, presto, sarà abbandonato per riprendere il largo, rivolgendosi ai propri pensieri, le proprie ansie, le proprie mancanze. Sapendo, tuttavia, che il piccolo approdo rimane e aiuta a orientarsi, a non perdersi nella vastità del dentro. Perché: Ti devo dire una cosa… e tu cosa ne pensi?

Michela Gusmeroli

1 commento
  1. Roberto Masiero
    Roberto Masiero dice:

    Questo contributo affascina. Mi ha suggerito d’impulso un aggettivo: delicato. Un luogo per parole che evitano il sensazionalismo e racchiudono vera intimità. Il testo si nutre di misteriose riservatezze, allusioni alla confidenza ma anche al tentativo di una continua scoperta che non si può mai esaurire. Il tono, anche il segreto di un amore soffuso, eppure vissuto in intuibile concretezza.

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